Terreni abbandonati, olivicoltura e agricoltura di comunità

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“Reddito, Sostenibilità, Inclusione e Paesaggio per innovare la nostra ruralità”

Nella suggestiva cornice di Rocca d’Arce ieri 25 Novembre ha avuto luogo il seminario organizzato dal GAL Terre di Argil dal titolo: “Terreni abbandonati, olivicoltura e agricoltura di comunità – Reddito, sostenibilità, inclusione e paesaggio per innovare la nostra ruralità”.

Dopo i saluti del dott. Rocco Pantanella, Presidente del Consiglio Comunale di Rocca d’Arce, hanno introdotto alla tematica il Presidente del GAL Terre di Argil Adriano Roma e il Direttore Tecnico Matteo Salvadori e hanno presentato gli interventi autorevoli dei relatori, che hanno stimolato un dibattito interessato e animato sulle prospettive e le opportunità praticabili per il rilancio dei territori rurali “marginali” in termini produttivi.

La discussione, supportata dai dati e dalla competenza tecnica del dott. Di Giovannantonio dell’ARSIAL, ha spaziato su una pluralità di tematiche che ben fotografano la complessità e la frammentazione estrema a cui sono soggette le zone extraurbane e rurali. << Bisogna partire dall’interpretazione di dati e da una fotografia attendibile dello stato di fatto dei territori, per valutare in modo accorto la questione del recupero a fini produttivi>> sottolinea il dirigente ARSIAL. Non solo: è necessario individuare una strategia anche organizzativa: i SUAP giocano un ruolo fondamentale per l’assetto del territorio, in particolare nel momento in cui divengono interfaccia istituzionale per il tessuto agricolo e rurale; vanno organizzati dei servizi “intelligenti” in tal senso, in grado, cioè, non solo di gestire l’ordinario ma di sviluppare strategie di valorizzazione e sviluppo locale calate sulle caratteristiche effettive dei singoli ambiti locali.

(riportiamo in allegato al presente articolo gli interessantissimi materiali illustrati dal dott. Di Giovannantonio)

Anche il passaggio fatto da Eugenio Siracusa, Segretario regionale del Lazio di FLAI CGIL, va in direzione di una assunzione di responsabilità, da parte degli Enti Locali (che spesso soffrono di carenze strutturali in termini di know-how e organizzative), nel sostenere processi di aggregazione funzionali e virtuosi, inquadrati da un’altra prospettiva, quella dell’occupazione e dei diritti del lavoro: << la possibilità di costituire cooperative di lavoro per la gestione etica e controllata della manodopera agricola esiste, è praticabilissima e può essere gestita in modo lineare e trasparente dai Centri Per l’Impiego e dalle istituzioni locali. Purtroppo nessuno ha preso di petto la situazione fino ad oggi, scegliendo, di fatto, di evitare il problema annoso della manodopera “in nero” e del caporalato >>. Sponda sull’ utilità di costituire soggetti ibridi tra finalità sociali e mercato è arrivata dal Presidente della Lega COOP Lazio Sud, il dott. Daniele Del Monaco, il quale sottolinea la funzione sociale di iniziative che partano e tornino da/alle comunità locali: << Non si può sottovalutare né il ruolo che le aree rurali marginali rivestono in termini sociali ed ambientali (dissesto idrogeologico e spopolamento ma anche risorse naturali ed “esperienziali”), né, tantomeno, il ruolo benefico e valorizzante che l’agricoltura “lenta” esercita sulla comunità locale, è ora di guardare e aiutare l’incredibile nebulosa di “piccoli” soggetti economici e sociali che sono l’ossatura dell’impianto rurale ed extra metropolitano: bisogna ridare peso alla cooperazione e alla costruzione comune di una alternativa praticabile per il rilancio sociale ed economico delle nostre aree interne>>.

Sulla necessità di ricomporre, anche da un punto di vista della “governance” il frastagliato ambito rurale concorda il Direttore Tecnico dott. Matteo Salvadori che forte dell’esperienza da direttore di uno dei GAL più “giovani” ed attivi della Regione e dell’esperienza professionale acquisita in anni di lavoro capillare sul territorio, ripropone una tematica più volte presentata e praticata: la necessità di strutturare reti imprenditoriali e di rianimare il tessuto economico e sociale dei nostri comuni, responsabilizzando le istituzioni locali e bypassando la scala comunale: << è necessario confrontarsi e tracciare prospettive evolutive ad una scala di analisi superiore a quella del campanile. L’esperienza del GAL lo dimostra: fino a quando manca strategia unitaria e di impatto (areale considerevole) è difficile avviare qualsiasi tipo di processo che non sia di amministrazione dell’ordinario ma sia sviluppo e strategia. Unire le forze ed individuare una camera di elaborazione strategica e progettuale è un passo fondamentale, uscendo dai campanilismi e dagli immobilismi.>>. Sul finire dei lavori sono giunti anche i saluti e l’apprezzamento dell’Area Decentrata Agricoltura del Lazio Meridionale, rappresentata dal dott. Nardone su mandato del dott. L. Massimo. Ha coordinato gli interventi dei relatori e il dibattito scaturito a margine il dott. Giuseppe Napoletano, agronomo in forza alla cooperativa ELP.