AT2, 3° giorno: suoni e ritmi differenti… l’importanza di un sound armonico.

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Conclusi con successo gli appuntamenti del 14 e 15 dicembre, la terza giornata del laboratorio di sviluppo locale AT2 si è articolata interamente nel Comune di Pastena. Gli spunti che emergono con maggior forza dagli appuntamenti in agenda rimandano e richiamano con forza l’idea di interconnessione e di contaminazione tra tessuto economico e società civile, tra gli stessi ed il paesaggio, nonchè tra economia materiale ed immateriale. E soprattutto da scelte forti, condizione indispensabile per una strategia di impatto in grado di raggiungere gli obiettivi.

Questi sono gli spunti ed i contributi fondamentali con cui la giornata del 16 dicembre arricchisce in modo sensibile il percorso di analisi, sintesi e progettazione del laboratorio di sviluppo locale AT2 – Alba sull’Adriatico, Tirreno al Tramonto. Elementi e spunti che già in precedenza erano emersi in molteplici degli appuntamenti realizzati nell’ultimo biennio sia nel territorio laziale che in quello abruzzese, ma che hanno trovato nella cornice pastenese un’evidente forza nonchè espressione tematico-argomentativa. Sicuramente nel seminario mattutino promosso dall’Associazione Lazio Rurale dal significativo titolo “Una strategia per le agricolture in grado di coniugare competitività e fairness”, ma in modo altrettanto interessante, e sicuramente con modalità meno consuete, durante il pranzo organizzato dall’Associazione Il Falco e coordinato in modo egregio da Alessio Gallina (stakeholder, nonchè nodo del Network Ruralità: Etica e Suggestioni) e nell’appuntamento pomeridiano dedicato ai più piccoli con “la tombolata di Natale di Lillo il Mirtillo e gli amici della Biodiversità” . Pomeriggio caratterizzato, contestualmente, dal seminario promosso dall’Associazione Rev Green – e volto in particolare alle imprese ed agli operatori del settore agricolo del territorio – “La multifunzionalità, la biodiversità ed il capitale umano al centro del progetto di sviluppo locale”. Suggestiva – ed estremamente funzionale nell’ottica di una strategia bottom-up integrata ed in grado di raggiungere obiettivi reali coinvolgendo molteplici attori – l’estrema complementarietà dei due appuntamenti del pomeriggio che possono essere anche interpretati come momento di analisi e come sviluppo pratico di un percorso che vuole accrescere le potenzialità e la competitività dell’offerta multifunzionale del GAL Terre di Argil attraverso l’aggregazione dei servizi e l’innalzamento della qualità e delle competenze dei player attivi nel comparto.

Una giornata densa di appuntamenti e resa possibile grazie al supporto dell’amministrazione comunale ed in particolare all’impegno e la presenza del Sindaco Angelo D’Ovidio e del Vicesindaco Daniele De Lellis.

In realtà è possibile ed utile interpretare l’intera giornata come una serie di momenti strettamente connessi che hanno affrontato da prospettive differenti e, soprattutto, attraverso molteplici contributi, tutti di estrema qualità, la ricerca di un necessario punto di equilibrio tra le sfide e le esigenze del mercato e quella sostenibilità sociale, etica, ambientale. Sostenibilità che non va assolutamente interpretata nè letta come sovrastruttura teorica – nè tantomeno come imposizione derivante da un mercato e consumatori troppo spesso lontani dalle vere dinamiche del comparto e del territorio – ma come condizione base per innalzare la qualità della vita nelle aree rurali.

Ed il possibile, nonchè necessario, equilibrio tra competitività e fairness nelle agricolture e, soprattutto, nella filiera olivicola-olearia è stato il tema chiave del seminario mattutino.

Il paesaggio e la dimensione rurale trovano ragione, forma e sostanza in una dialettica continuativa e costituente tra storia e futuro, relazioni e individuo, accumulazione e prospettiva. Ed il paesaggio olivicolo-oleario rappresenta davvero radici, arbusto e chioma non solo della nostra dimensione rurale, ma del nostro Sistema Paese. Parlare di olio e di uliveti vuol dire in primis, chiaramente, parlare di prodotto, ma è altrettanto fisiologico e necessario, , parlando di olivicoltura, esondare in altri campi/suggestioni. Dal territorio all’ambiente, dalla società alla cultura… ossia parlare di paesaggio rurale. Affrontare pertanto tematiche e sfide chiave quali i terreni abbandonati; una produzione ogni anno sempre minore; assurde opzioni che ipotizzano il nostro prodotto competitivo in termini quantitativi con competitor caratterizzati da sistemi produttivi e territori totalmente differenti; l’endemica incapacità di fare sistema; la necessità di assicurare reddito agli agricoltori rafforzando il brand del Made in Italy mediante un’estrema valorizzazione di fattori endemici quali paesaggio, cultura, biodiversità.

Questi sono stati i principali argomenti affrontati dal ricco ed estremamente competente parterre dell’incontro pubblico del 16 mattina. E nonostante gran parte di questi temi siano già conosciuti dagli addetti ai lavori e non solo, nonchè tali problematiche siano state affrontate in svariati appuntamenti negli ultimi anni, il tavolo di lavoro si è caratterizzato per una forte impostazione innovativa e, contestualmente, per una tangibile connessione tra la fase di analisi e teorica e lo sviluppo di azioni pratiche condivise e partecipate dalla totalità dei presenti.

Partendo da una considerazione e da una condizione, ambedue evidenziate da Rino Soprano (imprenditore olivicolo di Itri e presidente della rete di impresa “Innovare la Qualità”, network che negli ultimi anni sta sviluppando un importante lavoro di informazione e promozione): la prima riguardante la location, la seconda la necessità di scelte.

Unanimemente condivisa la considerazione sull’eccezionalità della location ospitante, Casa Manfredi, paradigma di quel connubio tra cultura ed agricolture, tra materiale ed immateriale che sono ingredienti imprescindibili delle nostre agricolture e, soprattutto, del nostro “oro verde”. Altrettanto condivisa la condizione di base per una strategia davvero utile al comparto, ossia l’improcrastinabile ed imprescindibile necessità di fare scelte. Di scegliere se davvero vogliamo garantire una produzione olivicola-olearia “di qualità diffusa” che garantisca un reddito reale e dignitoso a quanti scelgono questo lavoro, oppure se è utile continuare con vulgate qualunquiste utili solamente a consulenze e consensi stagionali.

Per quanti vivono, con passione, dedizione e fatica di e per l’olivicoltura, la scelta è scontata e passa imprescindibilmente da un reale e diffuso processo di aggregazione. Un processo che non sia solo formale e/o numerico (ossia connesso esclusivamente a parametri quali il volume di prodotto o di fatturazione, oppure al numero di afferenti a compagini sociali dato esclusivamente in termini teorici… ), ma che punti sostanzialmente ed in termini condivisi dagli attori principali – ossia gli operatori del settore, ed in particolare i produttori – ad una cooperazione che, pur mantenendo il valore del particolare e dell’identità aziendale, sia in grado di aggregare in termini sistemici potenzialità, sogni ed esigenze di un comparto che fa della biodiversità e del particolare il proprio unicum su scala mondiale. Queste le considerazioni che, condivise dall’intero tavolo, sono state espresse negli interventi di apertura da Alessio Gallina e da Oreste Persicone, riprese ed argomentate, tra i vari punti toccati, nell’intervento di chiusura dal professor Carlo Russo.

Aggregazione che insieme all’innovazione (sociale e tecnologica) e, soprattutto, ad una necessaria lettura intrasettoriale ed ibrida, sono condizione base anche per avviare percorsi ed azioni in grado di dare risposte pratiche alle problematiche evidenziate precedentemente. In tal senso fondamentale il contributo e la progettualità proposta dal CNR e coordinata dal dott. Andrea di Vecchia. Un intervento che punta attraverso interventi mirati ad incidere su due aspetti cruciali: la crescita qualitativa del comparto ed invertire l’ormai consolidato e preoccupante trend di abbassamento delle quantità di prodotto raccolto ogni anno nelle campagne olivicole. Un percorso che, seppur con sfumature differenti e su scala locale, ha ottenuto in passato risultati importanti e tangibili.

Ibridazione, innovazione ed aggregazione, con un’attenzione ed una dialettica continuativa al paesaggio e con il territorio sono solo alcuni degli elementi affrontati dal presidente Carlo Gallozzi e soprattutto assi portanti del formidabile progetto volto ad un’olivicoltura di qualità presentato durante il suo intervento. Un progetto che oltre a rappresentare un reale strumento e vettore per il rilancio del comparto, è sintesi ed espressione di quel necessario piglio e di quell’indispensabile lettura trasversale e volta ad integrare la filiera sia in termini verticali che orizzontali, che sono condizioni imprescindibili per una strategia futuribile ed in grado di centrare gli obiettivi. Ed è proprio per questo che tale progettualità, avendo riscosso l’interesse e unanime consenso dai vari nodi ed attori presenti al tavolo, è stato assunto come piano programmatico e strategico e come vera e propria road-map per i prossimi step congiunti degli attori presenti.

Un piano in grado di dare futuro e prospettiva ad una filiera che rappresenta una fetta fondamentale del volume economico dell’agricoltura del “sistema Italia” e della regione Lazio, in particolare fil rouge tra le differenti agricolture che caratterizzano la provincia pontina e quella ciociara, nonchè una filiera che marca in modo trasversale il nostro paesaggio rurale. Un programma che, come espresso dallo stesso Gallozzi, abbisogna di interlocutori in grado di praticare in termini sistemici tale traiettoria, offrendo contestualmente strumenti e competenze di alta qualità.

In tal ottica risulta importantissimo il ruolo svolto in questi anni ed in questo percorso dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Playmaker e punto di riferimento indispensabile per una crescita del comparto agri-food del territorio del GAL Terre di Argil e del centro Italia e per una maggiore dignità della dimensione rurale. Con un supporto costante attraverso molteplici professionalità e competenze e, soprattutto, con un impegno sul campo che segna in modo inequivocabile la tensione e la volontà dell’ateneo laziale di essere punto di riferimento e motrice in un percorso di sviluppo locale in grado di dare nuove prospettive al tessuto socio-economico delle regioni centro-italiane dall’Adriatico al Tirreno. E la dimensione olivicolo-olearia, intesa nella sua composita pluralità, è indubbiamente uno degli ambiti ed una delle sfide ove risulta di estrema importanza il ruolo di Unicas. Sono già molteplici e differenti i processi di sviluppo locale in cui l’ateneo cassinate è punto di riferimento imprescindibile nella traiettoria di innovazione sociale e tecnologica del tessuto rurale soprattutto grazie ad un’interpretazione sistemica ed al contestuale rafforzamento della direttrice est-ovest intesa come connessione fluida e costituente di quella pluralità di distretti che ne costituiscono atto e potenza. Un percorso che già sta dando risultati importanti su altre filiere anche grazie all’indispensabile funzione – come sottolineato anche dal Prof. Carlo Russo – di quelle meso-institutions e di quelle cinghie di trasmissione in grado di aggregare ed esprimere in termini sistemici le esigenze ed i bisogni di un tessuto produttivo ed estremamente parcellizzato così come di un sistema istituzionale caratterizzato da piccoli e piccolissimi attori.

Il ruolo e la funzione di soggetti in grado di interconnettere le discontinuità e la pluralità del sistema rurale facendo emergere obiettivi e sfide comuni diviene ancor più necessario, se possibile, in un processo di rafforzamento e di crescita del comparto olivicolo-oleario.

Ed in questa ottica diviene imprescindibile la strutturazione, il riconoscimento e la formalizzazione dei distretti agrorurali e dei distretti del cibo. Questi ultimi, come evidenziato e suggerito sia da Claudio Di Rollo (delegato dalla CIA Latina per il GAL Terre di Argil) e dalla presidente nazionale Patrizia Lusi (Paesaggi Rurali di Interesse Storico), possono rappresentare un formidabile strumento e vettore in grado di condensare, rafforzare e dare nuove energie a molti dei ragionamenti emersi. Ed è proprio per questo che in questo appuntamento si è deciso di organizzare ad inizio 2024 una giornata operativa interamente dedicata allo studio ed all’avvio degli step necessari per istituire nel basso Lazio – ed in particolare sul territorio del GAL Terre di Argil – un distretto del cibo; che faccia dell’olio l’imprescindibile fil rouge per il patrimonio enogastronomico nostrano.